Lucifero vuol perdere l'umanità. Quando il Nemico, Lucifero, che peccò d'orgoglio e fu maledetto, seppe che Nostro Signore Gesù Cristo aveva riscattato l'umanità tutta con il suo sangue, provò grande rabbia. E, radunata tutta la sua corte, cosi parlò agli arcidiavoli che gli stavano attorno attenti: « Compagni miei di maleficio, dobbiamo cercare il modo per rendere inefficace quest'opera di salvezza, ma per quanto ci pensi, non riesco a trovare una via d'uscita. Dunque consigliatemi voi. » Si alzò allora un demonio molto astuto. « A parer mio, » disse, « dobbiamo far di tutto perche sulla terra nasca un uomo il quale sia della nostra stessa natura demoniaca e possa così distruggere tutto ciò che il Figlio di Colui che sta nei Cieli (disse così perchè non poteva pronunciarne il nome) ha fatto per salvare l'umanità. Solo così gli uomini saranno tutti dannati e verranno con noi a soffrire i nostri mali. » 


Radunata la sua corte, così parlò agli arcidiavoli.


Il diavolo cavaliere. Tutti approvarono questo discorso, e con gran cura fu scelto un demonio il quale divenisse sposo di una donna mortale e desse così vita alla creatura metà diabolica e metà umana che avrebbe dovuto condurre l'umanità alla rovina. Ora, in un certo paese, c'era una fanciulla senza padre ne madre. molto pia, che viveva soletta. E il Nemico la scelse per divenir madre di quel malvagio destinato a render vana l'opera di Gesù Cristo Nostro Signore. Fu mandato sulla terra il demonio scelto, e questi assunse la forma di un bei cavaliere che, incontrata la fanciulla un giorno che tornava dalla messa, si inchinò a lei tacendole grande cortesia. La fanciulla rispose al suo saluto e tirò dritto. Ma il cavaliere dèmone continuò a starle appresso sempre cortesemente, e le disse che, per il grande amore che gli aveva ispirato, aveva deciso di prenderla come sua sposa; e i suoi modi erano così onesti che la fanciulla accondiscese alle nozze. Ma, appena fu nato loro un figlio, il cavaliere scomparve ne fu mai più visto da alcuno. 
Un neonato che parla. La povera donna rimase sola col suo bambino e, per di più, malvista da tutti perché quel suo marito non era mai andato a genio a nessuno e, quando fu scomparso, in tutto il paese si diceva che era un diavolo il quale era tornato nell'inferno. E non erano affatto lontani dal vero. Ma un giorno, mentre ella. tutta malinconica. contemplava il piccolo, nato da appena pochi giorni, questi improvvisamente parlò e disse:

« Sta' tranquilla, mamma, che tutto andrà bene. » A sentir parlare un neonato, ella strabiliò. Le vennero in mente le dicerie che correvano sul conto di quel suo marito, ed ebbe paura che il fanciullo fosse realmente il figlio del diavolo. Corse subito dal suo confessore e si confidò con lui. Il confessore era un pio sacerdote e le disse: 
II consiglio del confessore. « Figlia mia, quello che mi racconti è davvero straordinario, ma nulla può minacciare chi è buono e devoto. Fa' battezzare subito il tuo piccolo e poi rifugiati con lui in un monastero: sono sicuro che, se tu vivrai santamente ed educherai tuo figlio secondo gli insegnamenti della nostra religione, anche se fosse davvero il figlio del diavolo, al fonte battesimale diventerà il figlio di Dio Nostro Signore. » La buona giovane seguì i consigli del confessore, fece battezzare il bambino a cui fu posto il nome di Merlino, che era quello del nonno materno, e si ritirò con lui in un monastero dove visse solo dedita alla preghiera e ai suoi doveri di madre. Trascorsero così sette anni. 

I suoi modi erano cosi onesti che la fanciulla accondiscese alle nozze.


La fortezza stregata. In quel tempo, in Britannia, il re Vortigerno era molto preoccupato perché non riusciva a costruire una grande fortezza a difesa della sua città. La sua inquietudine derivava dal fatto che egli aveva usurpato il trono e temeva sempre che il legittimo successore, il giovane Uter Pandragone, ossia Testa di drago, venisse a reclamarlo. Per questo aveva deciso di edificare una fortezza così alta e solida che nessuno potesse espugnarla. Ma l'edificio già per quattro volte era franato non appena giunto a una certa altezza. Vortigerno consultò i suoi maghi, ed essi gli risposero che la fortezza sarebbe rimasta in piedi solo se si mischiava alla calcina, con cui veniva costruita, il sangue di un fanciullo di sette anni il cui padre fosse misteriosamente scomparso. Immediatamente dodici guerrieri partirono in tutte le direzioni alla ricerca di questo fanciullo.


«Re Vortigerno, i tuoi indovini ti hanno ingannato...»

Merlino inizia le sue imprese. Un giorno uno di loro passava per la piazza di un paese in cui giocavano vari bambini, quando uno di questi gli venne incontro e disse: « Quel ragazzino che cerchi sono io, andiamo dal re Vortigerno. » L'inviato del re rimase di stucco, e il fanciullo, che era Merlino, ne approfittò per andare a salutare sua madre e tornò da lui. « Eccomi pronto, » annunciò. E aggiunse: « Tu vai cercando un bambino di sette anni il cui padre sia scomparso misteriosamente, per mischiare il suo sangue alla calcina di una fortezza che frana ogni volta che cercate di costruirla. Non è forse vero? Ebbene portami dal re e saprò dire cose ancor più interessanti. » Andarono dunque dal re e, giunto davanti a lui, Merlino disse: « Re Vortigerno, i tuoi indovini ti hanno ingannato. La tua fortezza frana solo perché sotto di essa ci sono due draghi addormentati e, quando il peso si fa sentire, essi si scuotono e fanno rovinare tutto. » 

I due draghi. Il re, stupito che un bambino di sette anni sapesse tante 


cose, fece scavare sotto la fortezza, e apparvero appunto due draghi, uno bianco e uno rosso, i quali, appena si svegliarono, cominciarono a lottare fra loro finche il bianco uccise il rosso. Dopo di che anch'esso si abbattè senza vita. « Che significa questo? » domandò il re. « Significa, » rispose Merlino, « che il drago rosso sei tu e il drago bianco Uter Pandragone a cui hai rubato il trono. Ma Uter sarà presto qui e ti sconfiggerà. » E ciò accadde, intatti, puntualmente, non più tardi di tre anni dopo. Merlino fu molto amico di Uter una volta che egli ebbe ripreso il trono dei suoi padri, e lo aiutò nelle sue guerre contro i Sàssoni, pagani malvagi i quali non credevano ne alla Trinità ne a Gesù Cristo che ha sofferto per noi. Così il re Uter Pandragone divenne molto potente. 
II duca di Tintagel. Un giorno questo re tenne corte, adunando presso di sé tutti i suoi duchi e baroni; e, tra gli altri, venne il duca di Tintagel con sua moglie Igerna. Uter s'innamorò subito della bella duchessa, e il duca, che se n'era accorto, pensò bene di abbandonare con lei la corte e di tornare nelle sue terre. « Questa è un'offesa che il duca ha fatto al suo signore, » esclamò allora Uter. « Io ammiravo molto la duchessa di Tintagel, ma non le ho mai mancato di rispetto. » Pieno di sdegno, chiamò i suoi guerrieri e andò a portare guerra nel territorio di Tintagel, assediando il duca nel suo castello, finche questi, cercando di spezzare l'assedio, uscì alla testa dei suoi armati, ma fu accerchiato e cadde ucciso, sebbene Uter cercasse di salvarlo perché la sua colpa non meritava la morte. 
Merlino accomoda le cose. Il mago Merlino, che ormai non era più un fanciulletto e aveva preso l'aspetto di un bel giovane, si recò da Igerna e le disse: « Purtroppo quello che è avvenuto è avvenuto. Adesso tu sei vedova e devi pensare al tuo avvenire; il re Uter si è innamorato di te, ed io ti consiglio di divenire sua sposa. È bene però che il vostro matrimonio rimanga segreto per ora, affinchè non sembri che il re abbia fatto uccidere tuo marito per farti sua moglie. » Uter e Igerna si sposarono segretamente ed ebbero un figlio che fu affidato al buon cavaliere Antor, perche lo educasse insieme al proprio facendo credere a tutti che fosse suo figlio. E il bambino venne battezzato col nome di Artù. Più tardi Uter dichiarò che Igerna era sua moglie e quindi legittima regina e regnò con lei ancora per sedici anni. Ma Artù rimase presso Antor, il suo padre adottivo. 


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