Riunione a Natale. Uter Pandragone morì senza discendenti, perchè nessuno sapeva che Artù fosse suo figlio; e i duchi e i baroni si rivolsero a Merlino pregandolo di indicar loro il nuovo re. Merlino rispose che per fare la scelta bisognava attendere il giorno della nascita di Nostro Signore. Alla vigilia di Natale, i duchi e i baroni si riunirono a Londra, e fra loro erano il buon cavaliere Antor, il suo vero figlio. Keu, e il figlio adottivo Artù. A mezzogiorno, quando tutti uscirono dalla cattedrale dopo aver ascoltato la messa, una sorpresa li attendeva: in mezzo alla piazza era apparso un gran blocco di marmo in cui era infissa fino all'elsa una spada, Una scritta in lettere d'oro diceva: «Colui che toglierà (questa spada sarà l'eletto da Gesù Cristo. » 

Tutti vollero provarsi, ma inutilmente.


la spada uscì dal marmo senza il minimo sforzo.

Tutti vollero provarsi, ma inutilmente. Allora pensarono che l'eletto doveva ancora venire e, dopo aver banchettato sotto bellissimi padiglioni di seta, incominciarono un torneo per festeggiare la loro riunione. Anche Keu volle partecipare alle gare, ma aveva dimenticato la spada, e allora disse ad Artù, che credeva suo fratello: « Corri al nostro alloggio e portami la spada, perche voglio combattere anch'io nel torneo. »

Artù trae la spada. Artù si avviò e, passando per la piazza, vide la spada infissa nel marino. Si ricordò che non aveva ancora provato a estrarla e volle fare anche lui la sua prova. La spada uscì dal marmo senza il minimo sforzo. Allora tornò con essa dal fratello e gli disse tutto allegro: « Prendi questa, Keu: è la spada che era infissa nel blocco di marmo sulla piazza! » 


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Keu prese la spada e andò dal padre. « Padre mio, » disse, « sono re ecco qui la spada che era infissa nel marmo. » E gli raccontò come erano andate le cose. Ma il buon cavaliere Antor rispose: « No, se è così come mi dici, il regno appartiene ad Artù. » Lo chiamò e gli disse di riportare subito la spada dove l'aveva presa e di tornare a conficcarla nel marmo com'era prima.

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L'elezione. A sera, quando i duchi e i baroni si furono nuovamente radunati in chiesa per il vespro,  Antor si avvicinò al vescovo e lo pregò di far ripetere la prova della spada. Tutti si cimentarono, ma la spada, come al mattino, rimaneva solida nel marmo. Infine si avvicinò Artù e la tolse con estrema facilità. Il vescovo dichiarò senz'altro che egli era l'eletto e subito fece cantare solennemente il Tè Deum di ringraziamento. 

Tutti riconobbero in Artù il loro legittimo sovrano, salvo undici baroni, che si rifiutarono di prestargli omaggio. « Come è possibile, » dicevano, « che ci si sottometta a questo  giovane che non si sa neppur bene di chi sia figlio? » E chiedevano un altro re. 

I baroni ribelli. Allora Merlino radunò ancora i duchi e i baroni e raccontò loro la storia di Uter Pandragone, spiegando come Artù fosse figlio del defunto re e della defunta regina e come, di conseguenza, venisse ad esser il legittimo erede del trono. Ma quei baroni non vollero riconoscerlo nemmeno dopo la rivelazione di Merlino, e si dovette venire a una guerra. In questa occasione Artù potè lar mostra di tutto il suo valore e della virtù della sua buona spada, la stessa che aveva tratto dal blocco di marmo, e che si chiamava Escalibora. I baroni furono sconfitti e uccisi o messi in fuga; Artù fu universalmente riconosciuto re di Britannia e potè cominciare sotto i migliori auspici il suo regno. 

Artù potè far mostra del suo valore e della virtù della sua spada.


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