Immaginiamo che il regno di Artù rappresentasse esattamente l'epoca in cui il fatato mondo pagano cedette il posto al cristianesimo: Artù e i suoi seguaci sono cristiani, ma vivono tuttavia in un mondo di magie perche ancora non è avvenuto il grande episodio che porrà fine ai « tempi avventurosi », come li chiamavano, per iniziare la nuova epoca totalmente cristiana: l'episodio della scoperta del Graal, ossia del prezioso vaso in cui Giuseppe d'Arimatea avrebbe raccolto il sangue di Gesù Cristo, rimasto poi in custodia dei suoi discendenti. Solo allora gli incanti sarebbero scomparsi per sempre. Quella in cui Nostro Signore aveva mangiato durante l'Ultima Cena e con cui aveva celebrato per la prima volta il santo sacramento dell'Eucaristia. 

Giuseppe d'Arimatea ha la preziosa scodella. Ora, in casa di Pilato, v'era un buon cavaliere, giovane e valente, chiamalo Giuseppe d'Arimatea  il quale amava molto Gesù. 

Nel medioevo i racconti  brettoni costituivano la principale lettura nei salotti del tempo


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E quando il Salvatore ebbe sofferto per gli uomini tutti, e fu salito sulla croce e fu spirato, Giuseppe si presentò a Pilato dicendo: « Bel sire, io vi ho servito lealmente e sono venuto in vostro soccorso in guerra, con i miei cavalieri, ogni volta che me lo avete chiesto; adesso vengo a chiedervi un dono. » « Domandate pure, » rispose Pilato. « Bel sire, » rispose Giuseppe d'Arimatea,  « vi chiedo da uomo ligio che mi concediate il corpo di quel profeta che abbiamo mandato ingiustamente al supplizio. » « E che volete farne? » 

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chiese Pilato. « Voglio imbalsamarlo convenientemente e dargli sepoltura come si conviene a un giusto. » « Prendetelo pure, bell'amico. » « Sire, gran mercè. » E Pilato aggiunse: « Aspettate, Voi amavate molto quel profeta: prendete questa scodella che mi ha dato un ebreo e che fu sua, e tenetela per suo ricordo. » E gli diede la scodella in cui si era lavato le mani. Giuseppe tolse dunque dalla croce il corpo del Salvatore e. poiché le piaghe sanguinavano ancora, 

ne raccolse il sangue entro la scodella ricevuta in dono. Giuseppe imprigionato. Quando Nostro Signore fu risorto, gli ebrei per  vendicarsi di Giuseppe, che lo aveva sepolto, lo presero e lo murarono in una prigione. Giuseppe era rassegnato a morire, quando improvvisamente la prigione si illuminò. « Chi è? » chiese Giuseppe con gli occhi abbagliati. « Io vedo solo una gran luce. » « Io sono Gesù Cristo, » rispose una voce, « e vengo a portarti il prezioso vaso che contiene il mio sangue. Conservalo in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e così dovranno conservarlo coloro a cui tu lo cederai. Per ora resta in questa prigione dove non ti accadrà nulla di male: quando verrà il momento sarai liberato. »

« Prendetelo e mandatelo al figlio dell''imperatore perché ne sia guarito. »


Vespasiano lebbroso. Passò un gran tempo e infine, a Roma, ci fu un imperatore che si chiamava Tito, il quale ebbe un figlio che si chiamava Vespasiano. E Vespasiano si ammalò di una terribile lebbra che nessun medico sapeva guarire. Allora si presentò all'imperatore un buon cavaliere, il quale gli disse di essere stato in Giudea e di avervi conosciuto un profeta che guariva i lebbrosi e ridava la vista ai ciechi: quel profeta era stato crocifìsso, ma restavano degli oggetti che gli erano appartenuti, e chiunque riusciva a toccarli era salvo da ogni male.

La Veronica. Tito scrisse allora al balì della Giudea pregandolo di trovargli e di fargli avere uno di questi oggetti; e il balì incontrò una vecchia donna chiamata Veronica la quale gli disse: « Quando 


Giuseppe uscì dalla prigione più bello e più giovane di quando vi era entrato.

il santo profeta veniva condotto al supplizio, io gli asciugai il sudore con un panno, e su quel panno rimase la sua immagine: prendetelo e mandatelo al figlio dell'imperatore perche ne sia guarito. » « Gran mercè, dolce signora. » II panno fu mandato a Roma, e subito Vespasiano ne fu guarito: quel panno, fu chiamato la Veronica. E Vespasiano partì per la Giudea volendo punire gli ebrei, che avevano ucciso il santo profeta. 

Missione di Giuseppe. Là giunto, venne a lui la vecchia moglie di Giuseppe d'Arimatea e gli raccontò di suo marito che era stato imprigionato dagli ebrei. Vespasiano lo fece subito liberare, e Giuseppe uscì dalla prigione più bello e più giovane di quando vi era entrato. Raccontò a Vespasiano chi era il santo profeta la cui immagine lo aveva salvato, e Vespasiano fu convertito alla nostra santa fede. Una notte, Giuseppe fu avvertito da una voce di partire con sua moglie, i suoi figli e tutti i suoi parenti senza portare con se nientealtro che il vaso prezioso,


e di andare in terre lontane dove avrebbe convertito nuove genti. Egli obbedì. Il vaso fu posto in una bellissima arca e affidato a quattro portatori che precedevano la comitiva; lo seguivano Giuseppe e tutti i suoi che si erano votati alla predicazione della fede. 

II miracolo deIl'arca. Andarono per terre straniere e dappertutto annunciarono il messaggio di Gesù Cristo Nostro Signore. Finalmente giunsero al mare. Ma i portatori dell'arca si accorsero che potevano camminare sulle acque, e il figlio maggiore di Giuseppe, il vescovo Giosefeo, stese sulle acque la sua tunica che non affondò, invitando gli altri a salirvi. Tutti vi salirono e ne furono sostenuti mentre essa diventava sempre più grande per poterli accogliere. Poi la tunica cominciò a navigare seguendo coloro che portavano l'arca, e così andarono per giorni e mesi finche non giunsero nella Britannia azzurra, in un porto non lontano dalla città di Oxford. Durante tutto il viaggio, il vaso prezioso li sostenne così che non ebbero bisogno di cibo nè di bevanda: per questo decisero di chiamarlo il Graal a causa della grazia che diffondeva e perche nessuno vedrà il Graal, ne sono sicuro, senza che gli sia gradito. 

La tavola del Graal. Numerosi furono i seguaci di Giuseppe, e, tra di essi, alcuni caddero nel peccato. Allora molti furono colpiti da crudeli malattie, e Giuseppe ne era assai addolorato, finché un giorno s'inginocchiò dinanzi al santo Graal pregando, piangendo e chiedendo aiuto. In quel 


momento udì la voce dello Spirito Santo che gli diceva:« Giuseppe, prepara una grande tavola a imitazione di quella del  l'Ultima Cena, e metti nel mezzo di essa il Graal coperto da un candido lino. Siediti a questa tavola e invita tuo figlio Giosefeo a sedersi alla tua destra: vedrai che egli lascerà un posto vuoto fra te e lui, il quale indicherà il posto occupato da Cristo e, insieme, quello che dovrà occupare il cavaliere purissimo che egli invierà quando sarà il tempo. Poi invita tutti i tuoi seguaci a sedersi; quelli che potranno farlo saranno puri di animo e di cuore, coloro invece che sono nel peccato, dovranno restare in piedi. Quanto al cibo, manda il tuo ultimo nato. Alano, a pescare nello stagno: egli pescherà un solo pesce, ma basterà mettere quel pesciolino accanto al Graal perché coloro che siedono a tavola ne siano saziati. Gli altri resteranno digiuni. » 
II Ricco Pescatore. Giuseppe obbedì; e da quel giorno coloro che rimanevano sulla giusta via furono nutriti dal santo Graal, gli altri dovettero procurarsi il cibo come potevano. E Alano, in ricordo della sua pesca, fu chiamato il Ricco Pescatore. Quando Giuseppe e il suo figlio maggiore, Giosefeo, furono venuti a morte, entrambi in estrema vecchiezza, la custodia del Graal fu affidata ad Alano, il Ricco Pescatore. Egli viaggiò per terre lontane, sempre predicando il Vangelo, finché un giorno arrivò a un paese di pagani, detto la Terra Perduta, su cui regnava un re lebbroso chiamato Càlafa. Alano si presentò a lui e gli disse che lo avrebbe guarito se avesse abbandonato gli idoli e seguito la vera fede.Càlafa, allora, bruciò tutti gli idoli e ricevette il battesimo con il nome di Alfaseo: e subito la lebbra lo abbandonò ed egli si trovò improvvisamente risanato.
Il castello di Corbènico. Poi fece costruire un magnifico castello che fu chiamato Corbènico, che in caldeo significa Santissimo Vaso, e in esso fu posto il Graal. Volle anche che Alano sposasse sua figlia, e da loro discese una dinastia di re i quali ebbero tutti il soprannome di Ricchi Pescatori. E passarono gli anni, e più nessuno seppe dove fosse il castello Corbènico nella Terra Perduta; tutti rimasero in attesa di un cavaliere purissimo il quale lo avrebbe trovato secondo le antiche profezie. E quel cavaliere avrebbe potuto sedersi alla tavola del Graal e occupare il posto rimasto vuoto: sarebbe nato da una figlia del re Pelle, l'ultimo dei re Ricchi Pescatori, e. ritrovando il Graal, avrebbe messo fine ai tempi avventurosi. È questa la storia del santo Graal che i cavalieri del buon re Artù andarono a cercare quando i tempi furono giunti. 



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