Il
merito del Perrault consiste soprattutto nell'aver dato alle vecchie
fiabe lo spirito della sua epoca.
Nacque in Francia, nel 1638, e morì nel 1703: visse cioè durante
il regno del Re Sole, come fu chiamato Luigi XIV, un'epoca splendida
in cui la Francia fu la prima nazione europea per i grandi artisti
che ebbe (ricordate Molière, Racine.-Corneille), per la potenza a
cui giunse, per il fasto in cui visse: in ogni città e in ogni
famiglia si cercava di imitare lo splendore della Corte.
Il Perrault trasporta i suoi antichi personaggi in questo magnifico
ambiente in cui dominano la ricchezza e la bellezza, narra le loro
vicende in un linguaggio purissimo e raffinato, considera i suoi
personaggi con una certa ironia, senza prenderli molto sul serio e
ricavando immancabilmente dalle loro vicende fantastiche una morale
pratica.
Avviene così che le fiabe del Perrault da un lato ci appaiono come
ricchi arazzi ricamati in seta e oro, preziosamente irreali;
dall'altro hanno tutto il senso della realtà di un secolo che, se
amava le cose belle, badava anche all'utile concreto e non si
abbandonava troppo ai sogni.
Queste fiabe sono tradotte quasi letteralmente. Alcune
nell'originale francese sono scritte in versi, e precisamente:
Griselda, Pelle d'Asino e I desideri inutili; le altre sono in
prosa. Sono tradotte in prosa anche le prime, alternandovi qualche
versetto; delle seconde ho lasciato in versi la morale, come in
versi l'ha scritta il Perrault. Buona lettura. |