Naturalmente, essendosi diffusa la notizia che per sposare il principe bisognava avere un dito sottilissimo, una quantità di ciarlatani affermarono di possedere il segreto per assottigliare le dita: alcuni le sbucciavano come rape, altri ne tagliavano via una fettina, altri ancora le legavano strette strette, e alcuni si servivano di una certa acqua che faceva dimagrire la pelle; insomma le ragazze si sottoponevano a tutto per riuscire a infilarsi il minuscolo anellino.  La prova ebbe inizio dalle principessine, le duchessine e le marchesine, ma le loro dita, per quanto sottili, erano sempre troppo grosse per entrare nell'anello. Vennero poi le contessine, le baronessine, e l'intera nobiltà: tutte presentarono la mano, e la presentarono invano. 

L'anello fatale cinse perfettamente il dito.


Seguirono le commesse di negozio, le modistine, le ricamatrici e via di seguito; e, siccome molte di loro sono assai graziose, a volte sembrò quasi che l'anello andasse bene. Ma in realtà si rivelò sempre troppo piccolo e respinse tutte egualmente. Si dovette arrivare alle cameriere, alle cuoche, alle sguattere, insomma a tutte quelle brave donne le cui zampe troppo rosse o troppo nere speravano un più felice destino non meno delle mani delicate delle altre.  Arrivarono a frotte, ma le loro dita avevano la probabilità di passare nell'anello del principe come una fune attraverso la cruna di un ago. Infine si credette che non ci fosse più nulla da fare: rimaneva soltanto la povera Pelle d'Asino in fondo alla cucina. Ma come si poteva credere che il Cielo la destinasse al trono?  « Perché no? » disse il principe. « Fatela qui venire. » E tutti quanti a ridere. « Dunque volete dire di far venir la sguattera? » Ma quando l'uditorio vide uscir dalla pelle una mano d'avorio piccolina e rosata, e l'anello fatale cinse perfettamente un dito senza eguale, restaron tutti quanti a bocca aperta senza capir più nulla; e questo è cosa certa. Volevano condurla subito dal re, ma ella chiese che, prima di comparire davanti al suo padrone e signore, le concedessero il tempo di mutar d'abito. Tutti si preparavano a far grasse risate sul suo abito delle feste ma, quand'ella apparve nei saloni reali con le sue magnifiche vesti, quali nessuna dama aveva mai avute, e mostrò tutte le attrattive dei suoi bei capelli biondi adorni di diamanti radiosi, dei grandi occhi azzurri, dolci  e allungati, pieni di maestà, e della sua vita sottile che si sarebbe potuta cingere con due mani, le più belle dame di corte sembrarono delle donnette al suo confronto. Tra la gioia e le esclamazioni di tutta l'assemblea, il buon re non sapeva capacitarsi di avere una nuora così bella, la regina era fuor di sentimento e il principe stava per venir meno dalla troppa gioia. Si fecero subito i preparativi per le nozze, e il monarca invitò tutti i re vicini che, in gran pompa, si mossero dai loro Stati per essere presenti nel giorno indicato. Arrivarono dai paesi d'Oriente, montati su grandi elefanti, e ne vennero anche dal paese dei mori, così neri e brutti da far paura ai ragazzi. 

Il monarca invitò tutti i re vicini che, in gran pompa, arrivarono dai paesi d'Oriente, montati su grandi elefanti.


Insomma, vennero re da tutte le parti del mondo e a corte non si sapeva più dove metterli. Ma nessun principe, nessun regnante arrivò lì con pompa più sfarzosa del padre della sposa, il quale, non più matto e delirante, lasciata ormai ogni idea di sposarsi la figlia, paterno e pien d'affetto, venne con gran diletto a godersi la festa di famiglia. « Sia benedetto il Cielo che mi permette di rivederti, cara bambina, » disse piangendo di gioia quando la vide. E corse ad abbracciarla. Tutti s'informarono allora perché mai quel re fosse tanto felice, e il futuro sposo seppe così che sarebbe divenuto genero di un re potente. In quel momento arrivò anche la madrina, la quale raccontò tutta la storia e portò al colmo il trionfo di Pelle d'Asino. 
Morale della favola:
È facile capire la morale che questa storia vuole insegnare a ogni fanciulla. Anzitutto val meglio esporsi alle più aspre fatiche pur di non venir meno al proprio dovere: 
La virtù potrà esser disgraziata, ma prima o poi vien sempre incoronata. In secondo luogo bisogna stare attenti a non perdere il cervello, perché quando uno non sa più quel che si faccia, è pronto a sperperare ogni ricchezza per una follia. Infine s'impara che l'acqua schietta e il pane nero possono nutrire senza danno una ragazza purché non le manchino begli abiti, perché non c'è donna sotto la cappa del cielo che non sia convinta di poter esser preferita alla stessa dea della bellezza solo che possa acconciarsi tanto da mettersi in gara con lei. Questa, di Pelle d'Asino, è una storia a cui difficilmente si potrebbe dar fede; più di un fanciullo, tuttavia, ci crede e, a parer mio, ne resterà memoria finché, signore donne, sarete mamme o nonne. 

Fine    


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