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chi innalzava grandi palchi per
poter godere comodamente lo spettacolo; archi trionfali sorgevano a celebrare le vittorie del principe guerriero e la vittoria dell'amore su
di lui. Qui si fabbricano quei fuochi che sbigottiscono la terra con il fragore di un innocente tuono e abbelliscono il cielo di mille nuovi
astri ovverosia i fuochi artificiali; là si mette insieme un grazioso balletto; altrove si allestisce uno spettacolo d'opera in cui figureranno
mille divinità, il più bello che sia mai apparso in Italia dove, com'è noto, risuonano dappertutto arie melodiose.
Ed ecco arrivare il giorno del matrimonio. L'aurora di un dolce mattino, sul fondo di un ciel puro e schietto,
disteso aveva l'oro ed il turchino, Quando ansiose balzarono dal letto le ragazze, e d'un tratto, con comune allegria,
si riversò la gente in ogni via. Dovunque si diffuse un suon di trombe e pifferi, di flauti e cornamuse
e per tutti i dintorni odi tamburi, clarinetti e corni. Alla fine il principe uscì dalla corte salutato da un lungo grido di
gioia, ma tutti furono sorpresi quando lo videro saltare a cavallo e prender la via della foresta come faceva ogni giorno quando andava
a caccia. « Ahimè, » Ahimè, » disse la gente, « ecco che la sua passione lo riprende e il
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piacere della caccia prevale sul suo stesso amore. Non c'è nulla da fare. »
Egli attraversò rapidamente la pianura, raggiunse il piede dei monti e penetrò nel bosco con grande
meraviglia del seguito che gli teneva
dietro a fatica in quella corsa. Dopo avere percorso i mille sentieri ben noti al suo cuore
innamorato, il principe trova infine la capanna in cui abita la fanciulla. Griselda, che aveva sentito parlare delle nozze principesche, e aveva
indossato il suo abito migliore per assistervi, ne usciva in quel momento. « Dove corri così agile e lieve? » le chiese il principe movendole
incontro e guardandola con profonda tenerezza. La fanciulla, stupita, non rispose e si fermò dinanzi a lui.
« Non ti affrettare tanto, mia cara pastorella, » proseguì allora il principe sorridente, « le nozze a cui ti avvii, e di cui io sono lo sposo,
non si potrebbero fare senza di te. Sì, io ti amo, e ti ho scelta fra mille fanciulle per passare al tuo fianco il resto della mia vita, almeno se
non vorrai respingere la mia offerta e mi accetterai come sposo. » « Oh, signore, » rispose lei, « non posso credere di essere destinata a
tanta gloria, certo volete prendervi giuoco di me. » « Sono sincero, » rispose il principe. « Tuo padre mi ha già dato il
suo consenso, acconsenti dunque anche tu. Ma, affinchè duri fra noi una pace serena e sicura, giurami che non avrai altra volontà che la mia. »
« Lo prometto e Io giuro, » disse allora la pastorella. « Se avessi
sposato l'uomo più umile del nostro villaggio, gli avrei obbedito in tutto, e quel giogo
sarebbe stato certo dolce per me. Tanto più dovrò dunque farlo ora che trovo in voi il mio principe, il
mio signore e il mio sposo. » Così il principe fece la sua dichiarazione, e, mentre tutta la
corte applaude alla sua scelta,
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egli prega la pastorella di lasciarsi vestire e adornare come lo
devono essere le spose dei re. Le dame che avevano questo incarico entrano allora nella
capanna spiegando tutta la loro abilità nel drappeggiarle attorno con grazia i ricchi indumenti che
le erano stati preparati. Frattanto ammirano con quanta arte la dignità possa nascondersi
dietro la povertà, e quella rustica capanna coperta e ombreggiata da un grande platano sembra loro
un soggiorno incantato. Poi, in gran pompa, la fanciulla uscì dalla capanna: tutti lodarono a
gara la sua bellezza e il suo abbigliamento, ma il principe non potè fare a meno di rimpiangere
un poco l'innocente semplicità della pastorella di un tempo. Sulla carrozza, tutta di gemme e d'or
lucente, la pastorella siede con maestà; il principe vi monta fieramente e, colmo il cuor di
giubilo, presso il suo fianco sta. Ne gli sembra di avere minor gloria che se andasse in trionfo
dopo una gran vittoria. Viene dietro di loro la corte, anch'essa piena di decoro,
bellamente
ordinata come d'ognun richiede il grado e la casata. La città intera si era riversata nelle campagne e, avvertita della scelta
del principe, attendeva con impazienza il suo ritorno.
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Ed eccolo che arriva: la carrozza avanza a fatica tra la folla che si apre al passaggio;
i cavalli, storditi dalle grida di gioia, si impennano, si slanciano, indietreggiano. Infine tutti arrivano al tempio e là,
con una solenne promessa, i due sposi uniscono i loro destini.
Che dire dei mille divertimenti che li attendono al palazzo? Danze, giuochi, corse, tornei diffusero dappertutto l'allegria, finchè, giunta la
sera, tutti andarono a dormire. Il giorno dopo, ogni Stato della regione inviò i suoi magistrati a
congratularsi con il principe e la principessa in lunghi e ben congegnati discorsi.
Griselda, circondata dalle sue dame, senza mostrare alcuna meraviglia, li ascoltò da principessa e da principessa rispose loro.
Fece tutto con tanta assennatezza che il Cielo sembrò aver riversato i suoi doni ancor più sul suo spirito che sulla sua persona. In poco
tempo prese i modi del gran mondo in cui viveva, e, fin dal primo giorno, s'informò così bene sul carattere delle varie dame di corte che riuscì a tenerle a bada ancor più facilmente delle sue pecorelle di
un tempo. Prima che l'anno terminasse, il Cielo volle benedire
quell'unione fortunata. Non nacque un principino, come avrebbero desiderato, ma
la principessina era tanto graziosa che tutti non pensarono che a lei.
Il padre veniva a vederla ogni momento e la mamma non si saziava
di contemplarla. Volle allattarla lei stessa affermando che sarebbe stato
un tradimento rifiutarsi a un compito che la piccolina le chiedeva con
le sue grida. Ma, o che si tosse un poco raffreddata nel principe la fiamma
del suo primiero ardore, o che il suo malumore d'un tempo ritornasse all'impensata,
fatto sta che d'un tratto fu oscurata la pace del suo cuore.
In tutto quel che fa la principessa egli sospetta inganni,
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vede insincerità: certo per falsità si mostra così dolce e sottomessa. Il suo spirito inquieto dà di volta, non crede più alla sua felicità
e, a dir la verità, ogni sospetto ed ogni dubbio ascolta. Così il principe cominciò a osservare la principessa, a
contrariarla, a turbarla in mille modi. « Non voglio lasciarmi ingannare, » pen-
sava. « Se le sue virtù sono vere, trattandola duramente non farò che rafforzarle e renderle palesi. »
La tenne chiusa nel palazzo, lontana da tutti gli svaghi di corte, e lasciò filtrare solo un fil di luce nella stanza in cui la teneva isolata.
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Convinto che gli ornamenti e i gioielli fossero per la donna l'arma più potente,
le richiese rudemente le perle, i rubini, gli anelli che le aveva donato. Ma ella, che si sapeva innocente e che non aveva mai cercato altro
che di compiere i suoi doveri, glieli restituì senza rammarico, anzi,
vedendo che egli era contento di riprenderli, ebbe nel darli la stessa
gioia che aveva provato nel riceverli. « Mio marito mi tormenta per mettermi alla prova, » pensava, « mi
fa soffrire per tener desta la mia virtù che potrebbe assopirsi in una
indolente tranquillità. Devo dunque amare la sua severità perche si è
felici solo quando si è conosciuto il dolore. » II principe la vedeva obbedire mitemente a tutti i suoi ordini, ma
non era tranquillo. « Ho scoperto, » pensò, « la ragione di questa falsa
virtù: finora le ho tolto solo cose che non le stavano più a cuore perché
mia moglie ha riposto ogni affetto nella principessina. Se voglio
metterla veramente alla prova, devo colpirla nel suo amore materno. »
Ella aveva appena allattato la sua piccolina, che adesso giocherellava
con lei e rideva guardandola. « So che l'amate molto, » le disse in quel momento il principe, « e
tuttavia devo togliervela in questa età ancor tenera per darle un'educazione
e difenderla da certe cattive abitudini che potrebbe prendere standovi
vicino. Per fortuna conosco una dama piena di spirito che saprà coltivare
in lei quelle virtù e quell'educazione che si convengono a una
principessa. Preparatevi dunque a lasciarla: fra poco verranno a prenderla. »
Così detto se ne andò, non avendo il coraggio di veder togliere dalle
braccia di lei l'unico frutto del loro amore. Ella, con il volto inondato
di lacrime, attese il momento della sua sventura.
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