Il mito greco della nascita degli dèi
 

La prima coppia divina. 
Racconta il mito che nella notte dei tempi esisteva uno spazio infinito, buio e assolutamente vuoto: il Caos, parola di cui ci si serve ancor oggi per indicare ciò che non ha ordine ne misura. A un certo momento, non si sa bene come, ed è inutile cercare di indovinarlo perché non lo sapevano nemmeno i Greci, in queste tenebre apparvero alcune divinità primordiali: le prime furono, forse, Gea, la terra, ed Eros, l'amore. Gea, immensa e senza precisa forma, si estendeva per gran parte del Caos; Eros, anche lui poco definito e certo molto diverso dal bel giovanetto alato che i Greci immaginarono più tardi, era lo spirito che avvicina fra loro le cose inducendole a unirsi per formare esseri più complessi e completi. Altri esseri si aggiunsero a questi creando un primo movimento fra gli dèi e gettando le basi della loro stirpe futura: cosi Èrebo, lo spirito delle tenebre, che, per consiglio di Eros, si cercò una sposa, la Notte. Essi ebbero due figli che furono l'Etere, la luce celeste, e il Giorno, la luce terrena. Gea, da parte sua, creò Urano, il cielo, quindi cercò di fare un po' di ordine separando i continenti dalle acque, facendo sorgere le montagne e aprendo spazi alla vasta distesa del mare, Ponto

Il padre contro i figli.

In questo modo Gea e la sua creatura, Urano, la terra e il cielo, 

Gea la terra, e Urano, il cielo furono la prima coppia divina della mitologia greca.


formarono la prima grande coppia divina e dominarono l'universo, che comprendeva i campi, i monti, i fiumi, i mari e la volta celeste punteggiata di stelle. Divennero sposi ed ebbero numerosi figli. Anzitutto i sei Titani e le sei Titanesse, enormi creature di forma umana destinate ad aiutarli come ministri nel governo dell'universo.  Poi i tre Ciclopi, grandi come i Titani ma meno intelligenti e dotati di un solo occhio in mezzo alla fronte. Infine i tre Centìmani, mostri forniti di cento braccia e di cinquanta teste. Ma ben presto Urano cominciò ad essere spaventato della propria numerosa discendenza. I Titani erano belle creature, pieni di intelligenza tanto da potere dominare gli elementi, sia inventando le varie arti, sia per mezzo di formule magiche; ma appunto per questo potevano essere pericolosi e opporsi al padre. I Ciclopi erano ottusi e violenti: avevano fabbricato la folgore e turbavano continuamente la pace del cielo. I Centìmani, poi, erano dei veri ossessi e sconvolgevano la natura con terremoti, uragani e disastri d'ogni genere. 

Geo, adirata con Urano, che aveva imprigionato i Ciclopi e i Centìmani, suoi figli.


Così, a un bel momento, Urano pensò di sbarazzarsi almeno degli ultimi sei figli; e, senza pensarci troppo, imprigionò i Ciclopi e i Centìmani e li sprofondò nelle viscere della terra. 
Ma un gesto così sbrigativo suscitò a un tempo l'ira di Gea, la quale amava egualmente tutti i suoi figli, e la preoccupazione dei Titani, che temettero di esser trattati prima o poi nello stesso modo. E la madre e i figli finirono con l'accordarsi. Fra i Titani ve n'era uno, Crono, il minore, più destro e ardito degli altri; a lui Gea diede la prima arma, da lei stessa fabbricata, e lo invitò a usarla contro il padre. Crono non esitò ad aggredire il vecchio dio e ne fu vincitore; Urano precipitò dal cielo mentre dal sangue delle sue ferite nascevano i Giganti, mostri immani con le gambe di serpenti, le Erinni, spiriti della vendetta, e infine, da una goccia di sangue piovuta nel mare, Afrodite, la dea della bellezza, dell'amore e della vita. Crono e Rea sul trono celeste. Scomparso Urano, suo figlio Crono salì sul trono celeste accanto alla sua sposa e sorella, la titanessa Rea. Crono e Rea vennero così a formare la seconda grande coppia divina. 

Gea la terra, e Urano, il cielo furono la prima coppia divina della mitologia greca.

Durante il regno di Urano, intanto, erano nati molti altri dèi. Tra i più importanti furono i figli della Notte: Tànatos, la morte; Ipnos, il sonno: Momos, la derisione; le tre Mòire, che stabiliscono il destino degli esseri; Nèmesi, la giustizia che punisce, ed Eris, la discordia, per nominare solo i maggiori. Anche Ponto, il mare, ebbe famiglia e molto importante fu suo figlio Nèreo, lo spirito del mare tranquillo, il quale, sposata la figlia di un titano, Dòride, ebbe cinquanta figlie, le Nereidi, divinità marine. I Titani, poi, ebbero una prole numerosissima; ricorderemo solo le tremila ninfe Oceanine, figlie di Oceano e di Teti; e le tre divinità della luce: Elio, il sole, Selene, la luna, ed Eos, l'aurora, figlie dei titano Iperìone e della titanessa Tea. Ma non confondiamoci le idee con tanti nomi e torniamo a Crono, divenuto signore dell'universo. Crono si sentiva assai poco sicuro sul suo trono perché pensava che, come lui aveva spodestato il padre, così qualcuno dei suoi figli avrebbe potuto benissimo spodestare lui. E, spinto dalla paura, decise di ucci-dere tutti i figli che Rea gli avesse dato, ingoiandoseli via via che na-scevano. Questo avvenne senza contrasti per i primi cinque figli: Estìa, Dèmetra, Era, Ade e Posìdone: ma quando fu la volta del sesto, Zeus, la madre si ribellò e volle salvarlo a ogni costo. Prese uri grande sasso, lo avvolse accuratamente nelle fasce in modo che sembrasse uri neonato, e lo presentò a Crono il quale se lo divorò senza sospetto; così Zeus fu salvo. Divenuto adulto, Zeus non esitò a muovere contro il padre e, per prima cosa, lo costrinse a ridare alla luce i figli che si era divorati: cose che possono avvenire solo fra gli dèi. Ma le ambizioni del giovane nume non erano soddisfatte con questo: egli voleva il trono celeste e non tardò a pretenderlo. 

Zeus contro il padre.

Ebbe così origine una guerra di dèi che do-veva durare a lungo. L'audace Zeus riuscì ad allearsi con quattro dei Titani, tra cui Oceano e Iperìone; scese poi nelle viscere della terra, nel Tàrtaro, dov'erano ancora incatenati i Ciclopi e i Centìmani im-prigionati da Urano, e li liberò a patto che combattessero con lui; quindi si ritirò 'con i suoi fidi sul monte Olimpo, che divenne da allora la sua sede preferita. Crono, dal canto suo, raccolse i suoi seguaci sul monte Ocri. Dieci anni durò la lotta in cui Zeus disponeva di armi formidabili: i Ciclopi gli avevano dato il loro terribile fulmine, 


e i Centìmani con le loro cento braccia scagliavano contro il cielo intere montagne. Alla fine i Titani rimasti fedeli a Crono furono abbattuti e sprofondati nel Tàrtaro dove rimasero incatenati. Abbattuto Crono, Zeus ne prese il posto, e la guerra avrebbe po-tuto finir qui, ma si sa che certe zuffe hanno sempre qualche strascico. L'ava di Zeus, Gea, se da una parte era stata contenta della libera-zione dei suoi figli Ciclopi e Centìmani, d'altro canto adesso si arrovellava perché otto Titani, da lei non meno amati, gemevano imprigionati nel Tàrtaro. Per vendicarne la sorte, ella creò un orribile mostro con cento teste, Tifone, dai duecento occhi lampeggianti, incitandolo contro Zeus. Ma Zeus possedeva il fulmine e con quello lo abbattè. Non per questo Gea si arrese: chiamati a raccolta i Giganti, nati dal sangue di Urano, ordinò loro di dare la scalata al cielo, dove stava Zeus, e di rovesciare dal suo trono il dio dominatore.  Subito, con le loro forze immani, essi accatastarono montagne su montagne: .il Monte Ossa sull' Olimpo, il Pelio sull' Ossa, formando un enorme cumulo dal sommo del quale presero a scagliar macigni contro il cielo. La battaglia infuriò terribile, ma Zeus era aiutato ora da tutti gli dèi, e i Gi-ganti furono vinti. Ognuno di loro venne incatenato sotto un vulcano, e là rimasero agitandosi vanamen-te nei secoli e vomitando il fuoco della loro rabbia impotente.

La terza coppia divina.

Così al fine Zeus potè regnare tranquillo dall'alto della sua sede preferita, il verdeggiante Olimpo, affidando al fratello Posìdone il vasto regno del mare, all'altro fratello, Ade, il dominio sotterraneo delle regioni infernali, e tenendo per se il cielo e l'autorità suprema su tutto il creato. Sposò quindi Era formando con lei la terza e definitiva grande coppia divina. Anche in questo mito incontriamo dunque mostri primordiali nati dalle tenebre delle origini, e assistiamo alle loro feroci lotte di predominio durante le quali scompaiono via via i primi esseri informi cedendo il posto a divinità più giovani e più belle.


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