La gallina dalle uova d'oro
Della seguente favola il costrutto è fatto per coloro che per troppo voler perdono tutto. Aveva un certo tale una gallina che faceva ogni giorno un uovo d'oro. Credendo che la bestia peregrina avesse in grembo qualche gran tesoro, la uccise, e, aperto il fianco, la sua gallina simile trovò a tutte l'altre, che fan l'uovo bianco. Così il suo danno ei stesso procacciò. Convien questa lezione a molta gente senza discrezione. Non son gli esempi rari di quei che, per la gola dei denari, della fortuna al giuoco perdono il molto e il poco.


II ragazzo e il maestro di scuola
Racconto questa per mostrar d'ùn tale la stupida burbanza magistrale. Un ragazzo, giocando al fiume in riva, cadde nell'acqua e forse vi periva, se non avesse un salice afferrato che, dopo Dio, lo tenne sollevato. Mentre nell'acqua ei sta fino alla gola, viene a passare un maestro di scuola. « Aiuto, aiuto! » grida quel che annega. Il maestro si ferma, e a lui che prega, con una Voce burbera e nasale, gli somministra questa paternale: « Ah scimunito, ah sciocco, ah babbuasso! Guarda dove si caccia il satanasso. Andate pure a prender dell'affanno per questi tristi, oh sì, che vi faranno morir tisici! ah poveri parenti a cui tocca di questi malviventi! 


Ah i tempi tristi, oh i figli traditori... »  E quando ebbe finito, il tirò fuori. Quanti non sono al mondo altri pedanti e brontoloni e critici ignoranti, razza dotta più in chiacchiere che in scienze, che Dio conserva a nostra dannazione! In ogni cosa, a torto od a ragione, bisogna ch'essi sputino sentenze. Prima di pena tirami, se puoi, il bel discorso l'udiremo poi.

II leone e il topo
Piccoli e grandi rendi ognun contento che di tutti si ha d'uopo in questo mondo. Di tale verità la prova è in fondo delle seguenti favole, ed anche in fondo a cento. Un topo disgraziato cadde un dì nella zampa d'un leone, che volendo stavolta dimostrare d'esser quel re ch'egli è, lo lascia andare. Un compenso trovò la buona azione: e per quanto è difficile il pensare che d'un topo bisogno abbia un leone, avvenne invece ciò che sentirete. Uscendo un dì la belva  dalla sua selva, diede in una rete,  contro la qual non valgono i ruggiti. Morta sarìa, se il topo prontamente non fosse accorso a trarnela d'impaccio; ch'ei fè, tanto, menando intorno il dente, che ruppe i nodi e sgrovigliò quel laccio. Più d'ogni rabbia e d'ogni violenza, il tempo vale e vale la pazienza. 


Il gallo e la volpe
Sopra un ramo di pianta in sentinella stava un gallo maestro in furberia, allor che con un far da monachella, una volpe gli disse: « O sai, mio caro? Noi siamo in pace adesso, è venuta la pace universale. Scendi dunque a ricevere l'amplesso, in fretta vieni giù. Perché devo recar questa novella in cento luoghi e più. Or liberi voi siete d'andar senza paura ove volete, e noi sarem per voi buone sorelle. Sian fuochi ed allegrezze e buon umore: to', scendi il bacio a prender dell'amore. » « Amica, » a lei così tosto rispose l'altro matricolato, « davver che mi commuovon queste cose, e proprio te ne son molto obbligato. Ma questo amplesso voglio che si faccia in modo più solenne e più giulivo mettendo a parte anche quel can da caccia che vien correndo a noi e porta certo il ramoscel d'ulivo. Mentre egli arriva, io scendo dalla pianta, così la pace sembrerà più santa. » « Salutalo! » soggiunse la beghina. 


« Ho troppa fretta e la mia strada è lunga: A rivederci, al caso, domattina. » E via per la campagna colle pive nel sacco in fretta e in furia leva le calcagna. A tal vista sorrise il vecchio gallo, e cantò quella celebre sentenza: che a farla ai furbi è doppia l'indulgenza.

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