« Era dunque tanto bella? Dio mio, come siete fortunate! Non potrei
vederla anch'io? Oh. signorina
Giannina. prestatemi il vostro abito
giallo di tutti i giorni, e lasciate
die venga con voi domani sera al
ballo. »
« Davvero! » esclamò la signorina (Giannina. « Prestare l'abito a
un brutto Spazzacamino come te!
Dovrei esser matta! »
Cenerentola si aspettava questo
rifiuto e ne fu molto contenta, perchè si sarebbe trovata in un serio
imbarazzo se la sorella le avesse prestalo l'abito.
Il giorno dopo le due sorelle andarono al ballo e anche Cenerentola. vestila ancor più
splendidamente della prima sera. Il figlio del
re le stette sempre al fianco e non
smise un momento di dirle parole
gentili. La damigella, che non si annoiava affatto, dimenticò la raccomandazione della sua madrina:
cosicché udì battere il primo tocco di
mezzanotte quando credeva che
non fossero ancora le undici. Cielo!
Si alzò di scatto e fuggì leggera come una cerbialla. Il principe la inseguì
ma non riusci a raggiungerla: raccolse solo una delle sue pantofolette
di vetro, che le era sfuggila dal piede nella corsa precipitosa.
Cenerentola tornò a casa col fiato grosso, senza carrozza, senza lacche e con il .suo brutto abituccio:
di tutta la sua magnificenza non le
era restata che una delle sue scarpine di vetro, eguale a quella perduta. Intanto, al palazzo, si
domando alle guardie se avevano visto
uscire una principessa, ma esse risposero che non era uscito nessuno.
eccetto una ragazzina assai mal vestita che sembrava piuttosto una
contadinella che una dama. Quando le sorelle tornarono dal ballo, Cenerentola domandò loro
se si erano divertite e se la principessa era tornata. Esse risposero di si, ma che era fuggita
mentre sonava mezzanotte, e così in fretta da perdere una delle sue pantofolette di vetro, la più graziosa che si possa
immaginare; il figlio del re l'aveva raccolta e non aveva fatto che guardarla per tutto il
resto del ballo. Si poteva scommettere che si era innamorato della bella proprietaria
di quella scarpina.
Ed era proprio così perche pochi giorni dopo egli fece proclamare a suon di tromba che avrebbe sposato la fanciulla il cui piede potesse
essere perfettamente calzato dalla
Fuggì leggera
come una cerbiatta ...
minuscola pantofoletta persa dalla principessa sconosciuta. Si cominciò a far la prova con le principesse, le duchesse e tutte le dame di corte, ma inutilmente. La scarpina fu portata anche in casa
delle due sorelle, che fecero tutto il possibile per infilarla, ma non ci riuscirono.
Alla fine Cenerentola si fece avanti e chiese ridendo: « Fatela un po' provare anche a me. » Le sorelle scoppiarono a ridere e presero a canzonarla, ma il
gentiluomo incaricato della prova la guardò attentamente e, trovandola molto bella, disse che il suo desiderio era giustissimo
Il principe fece
proclamare a suon di tromba che avrebbe sposato la fanciulla capace di calzare
la pantofoletta.
e che d'altra
parte lui aveva ordine di far provare la pantofola a tutte le fanciulle del regno.
Fece dunque sedere Cenerentola e, con grande stupore, vide che la scarpetta si adattava perfettamente al suo piedino come se fosse
stata di cera.
Le sorelle non sapevano capacitarsi, e rimasero addirittura di stucco quando Cenerentola si tolse tranquillamente di tasca l'altra
pantofoletta e se la infilò. A compier l'opera arrivò la madrina che, dato un colpo di bacchetta
agli abiti di Cenerentola, li fece diventare ancor più magnifici dei precedenti.
Allora le due sorelle riconobbero la bella sconosciuta del ballo e le si gettarono ai piedi domandando perdono di tutte le sgarberie che
le avevano fatto.
Cenerentola le fece rialzare e, gettate loro le braccia al collo, le perdonò di gran cuore pregandole di volerle sempre bene. Subito venne
condotta al principe, che la trovò più bella che mai e in pochi giorni la sposò. Cenerentola, che era buona quanto bella, accolse le sorelle
nel palazzo reale e quel giorno stesso le maritò a due gran signori di corte.
Morale della favola:
L'essere belle è certo una virtù
che di ammirare mai non ci si sazia, ma dobbiam convenire che la grazia è assai più rara e vale assai di più.
E soprattutto grazia concesse la madrina alla fanciulla semplice e modesta, tanto che potè farne una regina:
la moral della fiaba, se non m'inganno, è questa. Questo dono ci vuol, bella fanciulla,
per impegnare un cuore, per esser molto amate; la grazia è il vero dono delle fate:
con grazia si può tutto, e senza grazia nulla